Differenza fra Domotica, linea BUS, Casa Intelligente

Ero partita con le migliori intenzioni: un articolo al mese! Che ci vuole! Argh!! Ed eccomi qua con Novembre nada e Dicembre in ritardo. Sorry. … Propositi per il 2018: rispettare le scadenze. Comuque a mia discolpa c’erano le feste e questo articolo è un po’ più complesso. Prossimo blog un pò più lieve giuro solo due lettere: “NY”.

Domotica

Il termine Domotica deriva dalla fusione di “domus”, dal latino casa, e “robotica”, ramo della cibernetica che si occupa di studiare ed applicare la tecnologia dei robot, in parole povere: macchine che svolgono compiti in sostituzione all’uomo.
Ecco perché quando si parla di Domotica si pensa erroneamente ad un ambiente opportunamente progettato e tecnologicamente attrezzato, dove ogni apparecchiatura elettrica ed elettronica sia in grado di svolgere funzioni più o meno autonome o programmate dall’utente.
In realtà questo tipo di automazione della casa è chiamato Home and Building Automation (HBA) o più semplicemente “Casa Intelligente”.

 

Linea di Comunicazione BUS (Binary Unit System)

Sia programmatori che i progettisti considerano l’impianto domotico un tipo di impianto elettrico caratterizzato da una linea fisica di comunicazione BUS, completamente diverso da quello tradizionale che conosciamo.
Per essere chiari l’impianto elettrico di quasi tutte le abitazioni comprende dei cavi che passano nelle murature e che collegano gli interruttori, deviatori alle luci o a prese comandate.
Questo sistema non permette alcuna variazione senza evitare di intervenire sulle linee già posizionate nei corrugati all’interno delle pareti.
Con l’impianto domotico, altrimenti detto BUS System, sono state rivoluzionate le linee ed il loro linguaggio, promuovendo una maggiore versatilità ai relativi componenti.
Vi sono vari tipi di Bus: onde convogliate tipo PL, Power Line o radiofrequenza tipo RF,
Radio Frequency o fibra ottica o doppino intrecciato tipo TP, Twised Pair.
E vi sono un gran numero di protocolli di trasmissione, tra cui i più comunemente conosciuti sono Bluetooth ed Ethernet (per i profani i cavi che permettono di far dialogare i pc e che hanno una presa simile a quella del telefono, ma un poco più grande).
Ora, dopo questa spiegazione ne sai come prima se non meno e la confusione è aumentata.
Cercherò di spiegarmi meglio, prima APPROFONDENDO GLI ASPETTI tecnici e poi semplificando con QUALCHE ESEMPIO.

 

Impianto Domotico

Un sistema domotico è composto da una linea BUS che per mezzo di un protocollo di comunicazione digitale, permette il dialogo tra le seguenti categorie di interfacce elettroniche:
– i dispositivi di uscita, che si dividono in dispositivi di COMANDO e dispositivi SENSORI.
I primi permettono all’utente di attuare il controllo (interruttori, pulsanti, deviatori, schermi touch screen, computer, tastiere, programmatori radio come i telecomandi,…). I secondi raccolgono i segnali dell’ambiente (sensori di teperatura, di movimento, di temperatura, anemometri,…)
– i dispositivi di ingresso altresì chiamati ATTUATORI che raccolgono i segnali provenienti dai dispositivi di uscita e interfacciano la rete elettrica con i vari componenti dell’impianto; come ad esempio l’alimentazione delle luci, l’alimentazione dei motori che permettono l’apertura di porte e finestre, l’accensione o lo spegnimento degli elettrodomestici o la chiusura di un’elettrovalvola in caso di eventuali fughe di gas.

Esempio di Scheda

Esempio di Centralina

                                                   Fig.1

 

“Casa Intelligente”, Home and Building Automation (HBA)

Pertanto quanto più sono numerosi e tecnologicamente avanzati i dispositivi, tanto più ci si avvicina al concetto di “casa intelligente”.
Per poter completare il sistema occorre infatti integrare l’impianto domotico con un apparato intelligente di controllo, un’unità computerizzata centrale o un apparato ad intelligenza distribuita in grado di programmare e gestire i vari dispositivi. Gli elettrodomestici, se privi di una particolare interfaccia che permetta una programmazione di remote control, o una calderina, o un motore che azioni la movimentazione delle persiane senza un sistema intelligente di controllo (schede o centraline, cfr. Fig. 1), non potrebbero avere nessuna utilità, collegate all’impianto domotico.
Per intenderci le tapparelle semplicemente collegate ad un motore non si aprirebbero a meno che qualcuno non azionasse il dispositivo di controllo (interruttore o un telecomando).
Pertanto se sei in ufficio ed improvvisamente ti ricordi di aver lasciato le tapparelle aperte, per poterle abbassare senza correre a casa, ti occorreranno: una linea domotica o semplicemente una linea elettrica anche tradizionale, una scheda o più schede, un motore per ciascuna finestra, un tablet ed una sim.
In pratica la linea domotica (cablaggio elettrico o BUS) fornisce corrente e permette quindi di alimentare il motorino, che azionerà il rullo che avvolge le tapparelle.
Una centralina con integrata una sim, accoppiati al motore, riceveranno il segnale dalla rete internet o telefonica, che abbiamo inviato tramite il tablet o smartphone.

 

Differenze fra impianto elettrico tradizionale e domotico – Esempio pratico

In un’abitazione possono coesistere varie linee bus e vai sistemi ad esempio:
A. Una linea bus interconnette tra loro le luci, le prese, gli interruttori, ed eventuali sensori
B. I telefoni sono collegati tramite un’ulteriore sistema di cavi differente da quello dell’impianto elettrico suddetto
C. Poi vi è la filodiffusione che utilizza un’altra linea ancora
Per intenderci i cavi degli impianti A, B, e C sono diversi e non possono essere utilizzati per interfacciare i componenti degli altri impianti per cui la BUS di A non potrà connettere gli altoparlanti o il cordless.
Quindi la bus è un sistema di cablaggio, ma può anche essere realizzata anche con altre interconnessioni come le onde radio (adoperate ad esempio in alcuni impianti d’allarme).

            Fig.2 – stralcio impianto elettrico di un locale (soggiorno)

 

Nella Fig. 2 sono individuati i punti luce, le prese e gli interruttori di un soggiorno tipo. Questo è un impianto elettrico “tradizionale”, pertanto nella progettazione occorre prevedere con molta precisione la posizione degli interruttori, che comanderanno l’accensione dei corpi illuminanti, poiché una volta completato l’impianto non potrà più essere modificata.
Se si volesse tra qualche mese accendere la luce esterna prospiciente il portoncino di casa dal corridoio, sulla parete che separa il soggiorno dalle scale non sarebbe più possibile, mentre con un impianto domotico si.
Questo perché ad ogni componente (dispositivi di uscita) è associato un proprio nome, “indirizzo” e tramite gli attuatori si possono modificare le connessioni tra un indirizzo e l’altro. Per cui un interruttore luce esterna può essere modificato in interruttore luce ingresso.
Di seguito nella tabella di Fig.3 sono riportate in sintesi le differenze tra l’impianto domotico e quello “tradizionale”.

                                                   Fig.3

Cenni storici

La Domotica nacque, con una valenza più ampia, nella seconda metà del Novecento, con l’avvento della terza rivoluzione industriale.
In realtà l’impiego dei sistemi BUS partì all’incirca negli anni ‘70, quando cominciarono ad essere studiati e realizzati i primi impianti, che permettevano l’interconnessione di alcune parti inizialmente separate, come l’impianto di illuminazione e quello di sicurezza,
dando all’utente la possibilità di automatizzarne alcune funzioni, per la gestione e il controllo della casa.
Proprio per il loro iniziale utilizzo limitato, senza l’accoppiamento dell’impianto domotico a dispositivi “intelligenti” le prime linee bus non vennero apprezzate dal pubblico.
“La Casa Intelligente” è diventata realtà con il progredire della tecnologia, con l’introduzione di altri concetti come il risparmio energetico, la climatizzazione, il teleriscaldamento e soprattutto con l’avvento di internet, del wifi, del bluetooth, degli smartphones, dei tablets, delle recenti applicazioni.
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